nuovi calendari
Essa si sottrae al mercato perché consegue il suo scopo con il mero farsi; giacché l’individuo liberato dal lavoro salarialo non è gratificato dal possedere più denaro, ma da quel sentimento di riconoscimento di sé, di realizzazione che sempre accompagna l’opera che si compie per libera scelta. Alle due figure di ricchezza corrispondono due forme del tempo, l’economia capitalistica è cadenzata dal tempo uniforme del lavoro salarialo, il tempo segnato dall’orologio, rigido e monotono; la struttura di questo tempo è tale da sfuggire alla disponibilità dell’individuo. La natura astratta di questo tempo ben si presta a misurare la ricchezza astratta, quella ricchezza che risulta dal sacrificio della libertà e della felicità del lavoratore salariato. L’economia del non lavoro non si svolge secondo una norma temporale unica, ma si innerva su una pluralità di ritmi. L’attività umana si compie qui non per gli altri ma per se stessi; e dunque il ritmo di questa attività è una qualità specifica dell’individuo che agisce, è un tempo proprio all’individuo e varia con esso. (F.P.)


selfie da zemrude


exlet


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curatori
post-poetica
a cura di Marco Giovenale
Il comparto «post-poetica» / «post-poesia» prende nome innanzitutto dalle prassi testuali (e in seconda battuta dalle ipotesi critiche) di quella particolare e diffusa scrittura di ricerca che è venuta strutturandosi in modo polimorfo ma non disomogeneo dai primissimi anni del nuovo secolo ad oggi, in parallelo (o a partire da sintonie) con letterature di lingua inglese e francese.
Proprio l’espressione post-poésie si deve all’uso che ne fa lo scrittore e critico Jean-Marie Gleize. Ciò che si tenta qui di fare è ospitare testi sperimentali e critica della scrittura di ricerca italiana (senza escludere escursioni fuori dai patrii confini).
Ma, ancora, perché «post»?
Di fatto, nessuno ormai è più stufo della poesia di chi la fa sul serio. Per farla molto sul serio, forse, è allora venuto il momento di oltrepassarla; o meglio: è possibile oltrepassare quei moduli che sappiamo essere già alle nostre spalle. Se, dunque, alcuni riferimenti in positivo possono essere suggeriti (come già da anni si fa), si potrà ricorrere a concetti chiave o proprio a opere diffuse nel tempo da autori come Olivier Cadiot, Emmanuel Hocquard, Lyn Hejinian, Jeff Derksen, Ron Silliman, Charles Bernstein, K.S. Mohammad, Kenneth Goldsmith, Anne Boyer, Jennifer Scappettone; o messi in Italia materialmente in pratica (del tutto fuori da tavole definitorie) da vari/diversissimi autori, come Nanni Balestrini, Corrado Costa, Giulia Niccolai, Carlo Bordini. Si potrà cioè parlare, oltre che di post-poesia e post-poetica, di cut-up, prosa in prosa, scritture della «nudità integrale», di flarf, googlism, sought poetry, scritture installative, concettuali, loose writing.
compArt
a cura di Manuela Gandini
«comp/art» è concepito come una terra sulla quale si stende una città infinita, senza respiro, come l’utopica No Stop City progettata dagli Archizoom nel 1970.
«comp/art» si caratterizza come un territorio denso – leggero, inquinato, fertile, arido – il cui filo conduttore è l’arte nella sua essenza disturbante, radicale, conturbante. Partendo dalla questione legata al senso della produzione artistica nella contemporaneità – nell’era dell’AI, del capitalismo della sorveglianza, delle guerre estrattiviste e dell’ostinazione del patriarcato – ospiterà articoli, recensioni, saggi e narrazioni. Vi saranno analisi teoriche e racconti di esperienze visive/poetiche/performative in atto. Le pubblicazioni saranno considerate come organismi aperti alla discussione culturale e non concepite come frame chiusi nel soliloquio del linguaggio critico tradizionale o del mercato. Le visioni avranno un’apertura internazionale, interdisciplinare, interspecista, infratemporale.
L’arte è concepita dunque come dispositivo politico, onirico, trasformativo, immersivo che include mondi, discipline, tecnologie, conflitti e spiriti.
exlet
a cura di Massimiliano Manganelli
A fronte di una ormai consolidata sovrapposizione tra categorie letterarie e categorie merceologiche dell’editoria, «exlet» vuole dare spazio alla ricerca letteraria, quella che si muove ai margini del mainstream e soprattutto del romanzo, il classico prodotto editoriale «ben fatto», per tutti i gusti. Il prodotto che coincide del tutto, nella visione generale, con la prosa, come se quest’ultima avesse una sola strada da percorrere.
«exlet» intende essere un luogo di esplorazione dell’ultracontemporaneo e non solo, per esempio di materiali trascurati del passato recente. Più che ai prodotti in sé, «exlet» guarda alle procedure e alle possibilità della scrittura.
I contenuti saranno i seguenti:
– brevi testi di autori/autrici contemporanei
– interventi di carattere critico e/o teorico
– eventuali anticipazioni di testi in pubblicazione
– interviste;
– testi commentati
testi
a cura di Clan Milieu
In diversi ambiti di ricerca il concetto di milieu è utilizzato per indicare le caratteristiche più profonde dei luoghi, la relazione inscindibile che si creano tra spazio, evoluzione e società. Il milieu è visto come l’insieme di condizioni naturali e socio-culturali che si stratificano in un determinato luogo nel corso del tempo. Il milieu, con i suoi codici comunicativi rappresenta il substrato locale dei processi di sviluppo. Nell’originale francese può anche indicare un ambiente malavitoso, come testimonia la definizione «le milieu» (o mutant) attribuita alle organizzazioni criminali marsigliesi nella prima metà del Novecento. Il milieu come luogo dell’immaginario sospeso tra storia, mito, ricerca e narrazione che ben si adatta a descrivere un progetto di ricerca che mira a raccontare le trasformazioni attraverso le storie e i suoi protagonisti.
Un percorso che è fatto di libri, ma anche di eventi, immagini, suoni, dialoghi e attraversamenti.
Il Clan Milieu si occupa di memoir, storia sociale, storia politica, crime fiction, true crime e racconti di frontiera
selfie da zemrude
a cura di Officina Multimediale
Testo manca