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forme del dominio

Combattere il neoliberalismo richiede per prima cosa un progetto destituente. Non dobbiamo solo sfidare i processi di svuotamento del pubblico e il diritto capitalistico di estrarre e privatizzare il comune ma anche demistificare e combattere i processi neoliberali di assoggettamento. Come possiamo sabotare e bloccare gli ingranaggi delle macchine che producono e riproducono soggettività neoliberale? Questa battaglia è possibile perché siamo già dentro il progetto produttivo dominato dal capitale. Non è paradossale dal nostro punto di vista prendere quello che è potere per il capitale – l’assoggettamento – come un’occasione per la soggettivazione destituente. Ciò significa, da una parte, che l’assoggettamento capitalistico è sempre costretto a individualizzare soggetti produttivi e, dall’altra, che i soggetti messi a lavoro possono scoprire nelle loro attività che non sono semplicemente individui ma hanno anche il potenziale per agire insieme.

curatori

transizioni e crisi multiple del capitale

a cura di Roberto Rosso

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konnektor

a cura di Roberto Rosso

«konnektor» si propone di analizzare le forme del dominio capitalistico neoliberale, principalmente nelle specificità nazionali dell’Unione Europea e del Medio oriente, ma anche di altri paesi del mondo, a fronte di una fase di ridimensionamento se non di blocco dei conflitti di classe.
La conquista e la diffusione di questi saperi sono precondizioni indispensabili alla costruzione di una qualsiasi progettualità teorica e politica capace di incidere nel campo dei diritti costituzionali fondamentali, nella lotta contro la guerra, la violenza imperialista e la distruzione delle infrastrutture materiali, ambientali e comuni. 


Carlos Prieto del Campo è un militante dei movimenti sociali europei, redattore dell’edizione spagnola della «New Left Review» dal 2000 e direttore della collana «Cuestiones de antagonismo» (Ediciones Akal) tra il 2000 e il 2011. Laureato in Giurisprudenza presso l’UNED e dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università Complutense di Madrid, è stato rettore dell’Istituto di Studi Nazionali di Quito (Ecuador) tra il 2013 e il 2014. Attualmente collabora con «Diario Red» nella produzione di materiali critici per questo media. È autore di molte pubblicazioni, tra le quali Clase, pueblo y nación: nuevos bloques históricos antisistémicos en la crisis del Estado español (2017); è coeditore di Crisis del capitalismo neoliberal, poder constituyente y democracia real (2013).

periferie

a cura di Alessia Pontoriero

Il primo passo è la conoscenza. E quale migliore chiave per poter conoscere se non esplorare la rabbia che si dispiega nei contesti delle periferie? Nei conflitti che si manifestano su una linea orizzontale, tra simili. Ma questi simili non sono omogenei, vanno ricomposti, compattati. Perché all’interno delle loro relazioni troviamo fratture profonde (sulla linea del genere e mediate da un razzismo sempre più radicato) finora non adeguatamente esplorate.
L’unica guerra a cui assistiamo è quella agita da chi sta al potere verso chiunque sia considerato un nemico e ostacolo al «libero mercato». E il potere induce il «bisogno di sicurezza», la paura, il pericolo di un nemico interno ed esterno affinché tutti possano invocare la sua mano ferma, il suo dominio.

guerre

a cura di Maurizio Lazzarato

Se il concetto di guerra è stato insufficientemente interrogato, la guerra civile è la grande assente del dibattito politico. Il vero problema non è la guerra, che è il mezzo con cui gli Stati regolano la loro competizione; il punto è la guerra civile, soprattutto quando si presenta come lotta di

classe. Perché è la forza che costruisce e distrugge gli ordini politici e sociali. A partire dalla Rivoluzione francese la guerra civile e la rivoluzione hanno coinciso, oggi non più. Negli ultimi cinquant’anni si è prodotta une guerra civile asimmetrica combattuta da una sola parte, quella del capitale. Dopo la crisi del 2008, la guerra civile è tornata di attualità: prima sotterranea e strisciante, oggi come scontro aperto, sebbene nella forma del caos sistemico.

 

Maurizio Lazzarato vive e lavora a Parigi. E autore di numerosi saggi di filosofia politica.

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